Estetica della musica by Enrico Fubini

Estetica della musica by Enrico Fubini

autore:Enrico Fubini [Fubini, Enrico]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
Tags: Filosofia, Universale Paperbacks il Mulino, Musica e spettacolo
ISBN: 9788815274304
Google: AI4HtAEACAAJ
editore: Società editrice il Mulino, Spa
pubblicato: 2003-09-12T00:00:00+00:00


Clemente ed altri padri della chiesa in fondo attribuiscono alla musica gli stessi poteri che le attribuivano gli antichi pitagorici. Non è estranea al pensiero di Clemente l’idea non solo che la musica abbia il potere di porre armonia tra elementi discordi, ma che l’universo stesso sia costituito di musica, cioè di armonia: «Che cosa vi è di più alto di questo puro canto, dimora dell’universo e armonia di tutte le cose che si propaga dal centro alla circonferenza e dai confini estremi al centro?»[1]. Il canto viene così a identificarsi con lo stesso verbo divino e i poteri che i greci attribuivano al canto di Orfeo ora, nel nuovo mondo cristiano, vengono attribuiti al biblico cantore Davide.

La matrice pitagorica e platonica sopravvive dunque nel pensiero cristiano dei primi secoli della nuova era ed è anzi la corrente filosofica che permea maggiormente il pensiero cristiano. La prospettiva metafisico-pitagorica si colora spesso di venature più marcatamente pedagogiche. Cosicché ci si spiega come il pensiero cristiano sulla musica oscilli tra timori di ricadute in una visione edonistica paganeggiante e speranze in un nuovo uso della musica quale strumento di elevazione ed edificazione religiosa. Molti scrittori cristiani accentuano nei loro scritti l’idea che il canto sacro possa diventare strumento ausiliare della preghiera e che il fine della musica sia dunque di rendere più accetta la preghiera stessa grazie al pizzico di lusinga che l’elemento musicale può conferirle. Le verità di fede saranno così più gradite e rese più facili all’apprendimento. «Ciò che non s’impara volentieri – afferma san Basilio – non s’imprime, ma ciò che viene accolto con piacere e amore si fissa più saldamente nella mente»[2]. Se il pensiero della chiesa sulla musica può riassumersi nel detto latino sull’opportunità di mescolare utile dulci, va anche aggiunto che la dolcezza della musica si lega nel canto sacro ad un atteggiamento dell’anima per cui si deve distinguere tra un modo di cantare puramente con la voce, «com’è costume dei tragici che imbrattano la gola con una dolce droga»[3], e un modo «di cantare con il cuore rendendo grazie al Signore»[4].

Pitagorismo, neoplatonismo, timori moralistici di ascendenza platonica ma inseriti nel nuovo contesto cristiano, preoccupazioni pedagogiche, tutti questi motivi s’intrecciano in una sintesi originale nel pensiero di uno dei più efficaci e moderni filosofi dei primi secoli dell’era cristiana: Agostino. Nel suo imponente trattato De musica, ma anche nel volume autobiografico Confessioni e ancora in altri scritti, egli ripensa tutti i motivi del pensiero classico, rivissuti tuttavia in prima persona con intensità, per proiettarli nel nuovo contesto culturale e filosofico del mondo cristiano. Le ambivalenze tipiche dell’atteggiamento cristiano di fronte alla musica trovano un’espressione tutta personale e a volte drammatica in Agostino e riassumono bene i motivi pro e contro la musica. Così afferma Agostino nelle Confessioni:

Quando mi tornano alla mente le lacrime che i canti di chiesa mi strapparono ai primordi nella mia fede riconquistata, e alla commozione che oggi ancora suscita in me non il canto ma le parole cantate, se cantate con voce limpida e la modulazione più conveniente, riconosco di nuovo la grande utilità di questa pratica.



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